Una lavagnata al giorno: dicembre 2014

martedì 30 dicembre 2014

Come inizia la "carriera" di insegnante techno: un caso di casualità

Qualche mese fa ho ricevuto la proposta di amicizia di una persona che apparteneva al mio passato di insegnante nella scuola media di Samassi. Ho accettato la proposta di amicizia ma non ho mai avuto il tempo di visitare il profilo della persona in questione. Oggi l'ho fatto e mi è scesa la lacrimuccia. 
La persona in questione è un'impiegata della Segreteria nonché moglie del dirigente (P.Z.) che avevo avuto nel mio primo anno a Samassi. Il dirigente che ha veramente dato l'avvio alla mia "carriera techno".
E fioccano i ricordi.

Estate 2002, avevo superato l'anno di prova e ottenuto il trasferimento in una sede più vicina, a mezz'ora da casa. Telefonai per presentarmi e dalla Segreteria mi chiesero se sapessi usare il computer: accolsero con entusiasmo la mia risposta.
E tutto quello che riguardava le tecnologie (erano tempi d'oro, con tanti progetti e tanto lavoro da svolgere) iniziò a passare per le mie mani: ero pressoché inesperta ma avevo carta bianca assoluta su tutto ciò che era tecnologico. In quell'anno feci una bella gavetta.
Poi ci fu il passaggio del testimone per via del pensionamento del dirigente in questione: al suo "successore" (S.D.), lui mi segnalò per l'area tecnologica e allora ebbi ancora più incarichi, perché nel frattempo erano arrivate cose come ForTic e M@rte.
Ambedue quei dirigenti avevano scatenato in tempi non sospetti l'effetto domino che mi ha portata fin qui.
Un episodio che non ricordo più a chi dei due attribuire: il dirigente (D.C.) di una scuola vicina aveva problemi con una piattaforma Indire e il mio DS mi spedì ad aiutarlo. Era un bel caso di collaborazione fra scuole del territorio: viaggiavo tanto ma mi divertivo tantissimo. Andai, mi divertii ad aiutare, tornai nella mia sede. Quel dirigente poi, quando servirono tutor per i corsi DM 61 e DL 59, fece chiamare me.
Grazie a quel nuovo tassello del domino, feci una nuova esperienza: quella di formatrice.
La prima volta in cui entrai in Aula informatica in quelle vesti, non venni accolta bene... per motivi anagrafici. Ma andai avanti con il mio lavoro e alla fine del corso una corsista (tostissima vicepreside che qualche anno dopo sarebbe andata in pensione) disse pubblicamente: «Quando ti ho vista la prima volta ho pensato: "E io mi dovrei far formare da questa specie di Sabrina Ferilli?", ma ora posso dire che sei la miglior formatrice che abbia mai avuto». Quindi mi fece chiamare l'anno successivo nella sua scuola per una nuova ondata formativa.
Nuovo tassello.
Con il dirigente S.D. ci furono degli anni di lavoro intensissimo, ricordo che lui mi diceva di fare un figlio solo dopo il suo pensionamento, ma io lo rassicuravo che non intendevo procreare. Il suo obiettivo era farmi fare esperienza perché poi facessi il concorso per dirigente, ma con il tempo a me è passata la voglia di fare quel tipo di carriera.
Mi spediva a tutta una serie di incontri formativi (ForTic, Invalsi e dintorni: all'epoca fioccavano) dove incontravo tante persone interessanti che ora sono sparite dalla circolazione.
A pensarci ora (alla luce, anzi al buio, della situazione attuale) quello era, per la scuola, una vera età dell'oro. Io poi ero davvero giovane ma mi sentivo di mezza età, perché nella vita non si ha mai un'esatta percezione del proprio tempo.
Sono passati quasi dieci anni da allora e, in questo periodo di passaggio dal 2014 al 2015, siamo tutti in una fase di bilanci.
Che cosa rimpiango di quel periodo? Non vorrei dire "l'entusiasmo degli inizi", perché io provo sempre entusiasmo (per me l'assenza di entusiasmo è la fine di tutto). Vorrei dire piuttosto: "il timore reverenziale degli inizi". Quella paura di far male le cose che ci porta a farle al meglio, mentre con l'esperienza si mette una sorta di pilota automatico che porta a sottovalutare le cose e a commettere degli errori.
Un esempio? Per anni fui referente Invalsi, quando Invalsi era progetto pilota, e per anni feci le cose con diligenza. L'anno in cui misi il pilota automatico, forte dell'esperienza, commisi qualche errore sulle etichette al quale dovetti poi porre rimedio. Ma a pensarci, quell'anno, sollevavo e spostavo sopra gli armadi della Presidenza gli scatoloni dei fascicoli Invalsi ignara di essere incinta, se ci penso mi vengono i brividi.
Nel 2007 una svolta: gravidanza e trasferimento nel mio paese d'origine.

Intanto mi ero fatta qualche vita lavorativa parallela nata da costole del mio lavoro a  Samassi: quella era la meravigliosa origine di tutto e la ricorderò con cuore grato.
Poi a Sestu il dirigente A.F. mi spronò affinché facessi il concorso per tutor LIM "costringendomi" poi a seguire il corso a Montecatini quando ero in pieno allattamento. Altro tassello.
Sempre un effetto domino, sempre una sequenza di cause ed effetti nati quasi serendipicamente. 

sabato 13 dicembre 2014

L'ora di coding di ieri.

Su queste cose non si può improvvisare, come invece può avvenire - se non si è abbastanza consapevoli - con iniziative come questa in cui in un dato periodo si deve svolgere un percorso (che rischia di essere avulso dal contesto).
Più si è "techno" e più si è consapevoli delle difficoltà che ci possono essere, per questo mi sono regalata più tempo, scegliendo il venerdì, ultimo giorno per noi utile.
Mi sono chiesta: come fare quest'ora di coding? 
E mi sono data queste opzioni, dalla più semplice alla più complessa.
1) attività soltanto alla LIM, di tutti a turno. 
2) attività soltanto in 4-5 dispositivi per 4-5 gruppi (oltre alla LIM come raccordo).
3) attività individuale, ciascuno dal proprio dispositivo (BYOD personale + qualche device dato in comodato dalla scuola: i residuati delle Cl@ssi 2.0), con la LIM come raccordo.
Fino a due giorni fa propendevo per le opzioni 1 e 2.
Ma quando giovedì notte ho avuto finalmente il tempo di accedere all'account di prof. su 
Code.org, ho visto che esisteva la possibilità di iscrivere il singolo alunno e di dare a ciascuno di loro una password.
Mi sono detta: "La classe lavora in modo collaborativo, questa è l'occasione per ribaltare la cosa, facciamo una sorta di gara di corsa ma con la consapevolezza che vincerà non il migliore bensì quello che sarà anche più fortunato, il cui dispositivo resterà connesso e non si scaricherà. Poi, a consumazione, man mano che i vari dispositivi finiranno ko i ragazzi si sposteranno e creeranno coppie o gruppi".

Ho scritto sopra di essermi presa più tempo: nell'ambito della settimana del coding avevo scelto di fare la famigerata ora non solo il venerdì ma pure alla 5a ora. Ai ragazzi ho spiegato che avrei usato la 6a ora o per proseguire l'attività della 5a o per far fare lezione dagli alunni esperti di Scratch che scalpitano dalla voglia di insegnare ai compagni. Ma sapevo dentro di me che quella 6a ora, dalle 13 alle 14, sarebbe servita a proseguire il lavoro iniziato alla 5a.
Infatti ieri nell'Ora del Codice ho dovuto dedicare la prima mezz'ora alla soluzione di diversi problemi di connessione e di accesso (bisognava peraltro dare a ogni alunno la sua password personale). 
Ma dopo quella mezz'ora di fuoco, in cui ho bruciato le calorie di una giornata, poi è andato tutto liscio.
Non ho potuto far vedere le cose alla LIM, perché ho dovuto dare il notebook della LIM a un'alunna il cui dispositivo non si connetteva, per cui i ragazzi hanno davvero fatto da soli senza la mia guida. Ma, per tentativi ed errori, procedevano (qualcuno saltando step).
Man mano che i dispositivi si scaricavano o man mano che qualcuno finiva le attività, i ragazzi si spostavano e formavano gruppo. Competizione ma anche collaborazione, il tutto con grande libertà di movimento da parte mia e buona gestione della stessa da parte dei ragazzi. 

Ecco il video di documentazione: https://vimeo.com/114375156