La persona in questione è un'impiegata della Segreteria nonché moglie del dirigente (P.Z.) che avevo avuto nel mio primo anno a Samassi. Il dirigente che ha veramente dato l'avvio alla mia "carriera techno".
E fioccano i ricordi.
Estate 2002, avevo superato l'anno di prova e ottenuto il trasferimento in una sede più vicina, a mezz'ora da casa. Telefonai per presentarmi e dalla Segreteria mi chiesero se sapessi usare il computer: accolsero con entusiasmo la mia risposta.
E tutto quello che riguardava le tecnologie (erano tempi d'oro, con tanti progetti e tanto lavoro da svolgere) iniziò a passare per le mie mani: ero pressoché inesperta ma avevo carta bianca assoluta su tutto ciò che era tecnologico. In quell'anno feci una bella gavetta.
Poi ci fu il passaggio del testimone per via del pensionamento del dirigente in questione: al suo "successore" (S.D.), lui mi segnalò per l'area tecnologica e allora ebbi ancora più incarichi, perché nel frattempo erano arrivate cose come ForTic e M@rte.
Ambedue quei dirigenti avevano scatenato in tempi non sospetti l'effetto domino che mi ha portata fin qui.
Un episodio che non ricordo più a chi dei due attribuire: il dirigente (D.C.) di una scuola vicina aveva problemi con una piattaforma Indire e il mio DS mi spedì ad aiutarlo. Era un bel caso di collaborazione fra scuole del territorio: viaggiavo tanto ma mi divertivo tantissimo. Andai, mi divertii ad aiutare, tornai nella mia sede. Quel dirigente poi, quando servirono tutor per i corsi DM 61 e DL 59, fece chiamare me.
Grazie a quel nuovo tassello del domino, feci una nuova esperienza: quella di formatrice.
La prima volta in cui entrai in Aula informatica in quelle vesti, non venni accolta bene... per motivi anagrafici. Ma andai avanti con il mio lavoro e alla fine del corso una corsista (tostissima vicepreside che qualche anno dopo sarebbe andata in pensione) disse pubblicamente: «Quando ti ho vista la prima volta ho pensato: "E io mi dovrei far formare da questa specie di Sabrina Ferilli?", ma ora posso dire che sei la miglior formatrice che abbia mai avuto». Quindi mi fece chiamare l'anno successivo nella sua scuola per una nuova ondata formativa.
Nuovo tassello.
Con il dirigente S.D. ci furono degli anni di lavoro intensissimo, ricordo che lui mi diceva di fare un figlio solo dopo il suo pensionamento, ma io lo rassicuravo che non intendevo procreare. Il suo obiettivo era farmi fare esperienza perché poi facessi il concorso per dirigente, ma con il tempo a me è passata la voglia di fare quel tipo di carriera.
Mi spediva a tutta una serie di incontri formativi (ForTic, Invalsi e dintorni: all'epoca fioccavano) dove incontravo tante persone interessanti che ora sono sparite dalla circolazione.
A pensarci ora (alla luce, anzi al buio, della situazione attuale) quello era, per la scuola, una vera età dell'oro. Io poi ero davvero giovane ma mi sentivo di mezza età, perché nella vita non si ha mai un'esatta percezione del proprio tempo.
Sono passati quasi dieci anni da allora e, in questo periodo di passaggio dal 2014 al 2015, siamo tutti in una fase di bilanci.
Che cosa rimpiango di quel periodo? Non vorrei dire "l'entusiasmo degli inizi", perché io provo sempre entusiasmo (per me l'assenza di entusiasmo è la fine di tutto). Vorrei dire piuttosto: "il timore reverenziale degli inizi". Quella paura di far male le cose che ci porta a farle al meglio, mentre con l'esperienza si mette una sorta di pilota automatico che porta a sottovalutare le cose e a commettere degli errori.
Un esempio? Per anni fui referente Invalsi, quando Invalsi era progetto pilota, e per anni feci le cose con diligenza. L'anno in cui misi il pilota automatico, forte dell'esperienza, commisi qualche errore sulle etichette al quale dovetti poi porre rimedio. Ma a pensarci, quell'anno, sollevavo e spostavo sopra gli armadi della Presidenza gli scatoloni dei fascicoli Invalsi ignara di essere incinta, se ci penso mi vengono i brividi.
Nel 2007 una svolta: gravidanza e trasferimento nel mio paese d'origine.
Che cosa rimpiango di quel periodo? Non vorrei dire "l'entusiasmo degli inizi", perché io provo sempre entusiasmo (per me l'assenza di entusiasmo è la fine di tutto). Vorrei dire piuttosto: "il timore reverenziale degli inizi". Quella paura di far male le cose che ci porta a farle al meglio, mentre con l'esperienza si mette una sorta di pilota automatico che porta a sottovalutare le cose e a commettere degli errori.
Un esempio? Per anni fui referente Invalsi, quando Invalsi era progetto pilota, e per anni feci le cose con diligenza. L'anno in cui misi il pilota automatico, forte dell'esperienza, commisi qualche errore sulle etichette al quale dovetti poi porre rimedio. Ma a pensarci, quell'anno, sollevavo e spostavo sopra gli armadi della Presidenza gli scatoloni dei fascicoli Invalsi ignara di essere incinta, se ci penso mi vengono i brividi.
Nel 2007 una svolta: gravidanza e trasferimento nel mio paese d'origine.
Intanto mi ero fatta qualche vita lavorativa parallela nata da costole del mio lavoro a Samassi: quella era la meravigliosa origine di tutto e la ricorderò con cuore grato.
Poi a Sestu il dirigente A.F. mi spronò affinché facessi il concorso per tutor LIM "costringendomi" poi a seguire il corso a Montecatini quando ero in pieno allattamento. Altro tassello.
Sempre un effetto domino, sempre una sequenza di cause ed effetti nati quasi serendipicamente.
Poi a Sestu il dirigente A.F. mi spronò affinché facessi il concorso per tutor LIM "costringendomi" poi a seguire il corso a Montecatini quando ero in pieno allattamento. Altro tassello.
Sempre un effetto domino, sempre una sequenza di cause ed effetti nati quasi serendipicamente.
Nessun commento:
Posta un commento