Una lavagnata al giorno: Le 24 ore settimanali: sfogo insolitamente lungo

giovedì 11 ottobre 2012

Le 24 ore settimanali: sfogo insolitamente lungo

In genere non scrivo qua articoli di opinione o perorazioni: segnalo le risorse tecnologiche in modo rapido e stop. Ma ieri ci hanno ventilato - come soluzione ai mali dell'Italia - la reificazione di un timore e voglio parlarne.
La proposta del Ministro Profumo è quella di portare da 18 a 24 l'orario di lezione settimanale degli insegnanti della scuola secondaria (di primo e di secondo grado). Ovviamente il peso morto da tagliare è costituito come sempre dagli insegnanti... chissà che cosa ne direbbe Freud.
Parliamo delle ore settimanali di un insegnante della secondaria.
Attualmente, un docente della scuola secondaria fa, in classe, 18 ore. Sottolineo: in classe.
Poi ci sono le ore degli incontri pomeridiani: consigli di classe, collegi docenti, riunioni di dipartimento, GLH, colloqui con i genitori et alia.
E infine c'è il lavoro sommerso effettuato a casa.
Suddetto lavoro sommerso ha le seguenti caratteristiche:
- un ambiente della casa adibito a studio piuttosto che ad altro (che so, camera per gli ospiti),
- un computer acquistato privatamente, senza possibilità di scaricarlo come fanno i professionisti,
- uso di stampante, carta e inchiostro di casa,
- uso della corrente domestica,
- utilizzo della connessione domestica.
Un lavoro svolto circondati da familiari (consorti e figli) che non riescono a capacitarsi che il loro caro ci sia e allo stesso tempo non ci sia. Come si può lavorare nelle ore che invece dovrebbero essere dedicate alla vita privata? Ma non è tempo libero, dico sempre ai miei cari, sono ore che per me è doveroso dedicare alla scuola.
Per questo ho sempre detto: 18 ore settimanali (più riunioni pomeridiane) vi sembrano poche? Bene, fatecene fare altre 20 a scuola per lavori d'ufficio, poiché di pomeriggio noi siamo tenuti a svolgere svariati lavori a casa:
- redazione di programmazioni e relazioni,
- predisposizione dei materiali,
- preparazione e correzione delle verifiche scritte,
- comunicazioni epistolar-telematiche con gli alunni per sempre più diffusi progetti tecnologici particolari,
- doveroso aggiornamento contenutistico e metodologico.
Ho detto lavori d'ufficio, non di classe.
Ossia, dateci un ufficio - tecnologicamente attrezzato - a scuola.
Non basta la sala professori, quello stanzino con una decina di sedie e senza la minima strumentazione. Intendo un ufficio ogni 3-4 professori, come avviene per qualsiasi altro impiegato della pubblica amministrazione.
Fa comodo non darci quelle ore, vero? Fa comodo che connessione, stampe e fotocopie le facciamo direttamente da casa, con scontrini e bollette a nostro carico. Il mancato riconoscimento delle ore extra dell'insegnante significa far risparmiare allo Stato cifre insospettabili.

Tra la laurea e il concorso a cattedre ordinario ho lavorato in un ipermercato come cassiera part-time. Facevo 24 ore settimanali, poi passate a 23 con lo stesso stipendio (un gradito regalo). Un lavoro massacrante (provate ad avere a che fare con clienti inferociti per cose che non dipendono da voi), tanto che quando ci spaccavamo la schiena per caricare scatoloni dal magazzino ci rilassavamo perché con la mente potevamo dedicarci ad altro. Era un lavoro inadeguato per una laureata, ma tornavo a casa e staccavo totalmente.
Con la scuola questo non avviene, non si stacca mai. Uno non fa l'insegnante, uno è insegnante. Per questo anche a distanza di decenni gli ex alunni ci chiamano ancora "Prof.".
Come mamma insegnante posso dire che il meglio dal punto di vista educativo lo riservo ai miei alunni, perché quando torno a casa ho bisogno del mio angolo di silenzio (dopo ore e ore in classi sempre più numerose), per cui con mio figlio che mi cerca perdo subito la pazienza che invece in classe mantengo fino allo spasimo.
E ricordo che mia madre, anche lei prof. di Lettere alle "medie", quando tornava a casa veniva assalita da noi figlie che ci sentivamo rispondere "Lasciatemi sola, mi rintrona la testa, ho bisogno di silenzio".
Facendo 24 ore settimanali in classe inevitabilmente si ridurrebbero il tempo e l'energia da dedicare al lavoro sommerso (quello svolto a casa a nostre spese) per preparare materiali, correggere verifiche e tutto quello che ho elencato sopra. Perché, se lo Stato ci considera dei pesi morti che fanno lo stretto indispensabile, io inizio a fare lo stretto indispensabile, a livello di tempo domestico e anche di impiego di materiali acquistati personalmente. Questo giova alla qualità della formazione dei ragazzi?
Parliamo anche delle 24 ore in cui abbiamo la totale responsabilità su una trentina di minorenni, che non si possono assolutamente lasciare soli neppure per le motivazioni più sacrosante come l'andare in bagno per un bisogno fisiologico impellente o per cambiare il Tampax (un'insegnante può dire "Tampax" o deve dare l'idea del robot asessuato?). Non esistono necessità fisiologiche da assecondare: l'insegnante non può abbandonare la classe per cose così frivole come andare alla toilette. Un tempo si contava sui collaboratori, ma con i tagli inferti anche a quella categoria dobbiamo imparare a trattenere all'inverosimile.
E la qualità della didattica? La personalizzazione dei percorsi?
Ah però c'è lo spauracchio della valutazione Invalsi. Dobbiamo lavorare in funzione di quello... quindi quelle 24 ore settimanali le dedicheremo soltanto all'addestramento Invalsi, per avere capra e cavoli?
Sono stata farraginosa e incompleta, ma dovevo sfogarmi ed esprimere il mio punto di vista di insegnante appassionata prima di entrare a scuola. Perché oggi, a scuola, entro alle 10, con buona pace di chi odia la mia categoria.

48 commenti:

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    1. Grazie, Brunella (avevo sbagliato nel postare un commento parallelo anziché subordinato).

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    2. Condivido tutto e aggiungo il mio punto di vista di precaria, per fare questo lavoro, ormai diventato una missione, ho lasciato la mia terra, sradicato i miei figli, abbandonato una casa. Ora, a 50 anni, ogni anno vengo assunta sempre più tardi e licenziata il 30 giugno. All'inizio di ogni anno scolastico il terrore di non lavorare mi assale. Il ministro non considera che molti di noi, come me, hanno più di una laurea, superato concorsi e conseguito varie abilitazioni, hanno master e specializzazioni... Se dovessi valutare l'investimento fatto per prepararmi a fare questo lavoro direi che ho perso tempo e danaro... Se questa proposta diventerà legge sarò disoccupata senza nessuna possibilità di reimpiegarmi, chi assume una 50enne che ha fatto l'insegnante per gli ultimi 25 anni? Tutti i miei titoli sono carta straccia ormai. Spesso i miei alunni mi chiedono perchè faccio questo lavoro pur guadagnando così poco rispetto a quello che ho lavorato per svolgerlo e rispondo loro che la mia ricchezza sono le soddisfazioni che loro mi danno, la gratificazione di renderli capaci di utilizzare le conoscenze che trasmetto loro pur sapendo che il nostro rapporto durerà solo un anno scolastico... ma oggi alla luce di questa ennesima "minaccia" sto cominciando a guardarmi intorno e a pensare a procurarmi una "ricchezza" meno spirituale ma che mi permetta di far mangiare i miei figli.
      Scusate lo sfogo.
      A. Garau

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    3. Ciao, Amanda, grazie per la tua testimonianza veramente toccante. Un abbraccione.

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    4. Se 24 ore vi sembran poche provate voi ad insegnar. ..
      Condivido, sottoscrivo e diffondo

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  2. Sono capitata sul tuo sito alla ricerca di materiali per DSA, come mamma e come prof, oltre che come studente di un master sull'argomento. Ho trovato questo 'sfogo' che, se mi permetti, condividerò all'infinito, affinchè tutti possano capire che tipo di lavoro sia il nostro, che impegno sovraumano, che responsabilità enorme richieda. A chi crede che per quelle SOLE 18 ore in classe e TRE mesi di vacanza lo stipendio che prendiamo sia più che adeguato, farei fare UNA SETTIMANA al posto nostro... poi se ne riparla.
    Be', grazie di tutto, dello sfogo pienamente condiviso e dei preziosi materiali che metti a disposizione.

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    1. Grazie a te, Tobina!
      Mi rendo conto che chi non vive la situazione dell'insegnante "dal di dentro" non può essere portato a capirci, perché vede solo apparenti privilegi!
      Avevo sbagliato nel postare commenti paralleli anziché subordinati nella furia del momento! Ora li rivedo tutti!

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    2. Anche io condivido. Compresa la resistenza vescicale. Sto arrivando a quasi 24 ore di lavoro, ma al giorno. Per pura passione. Ma se questi pazzi fanno questa cosa io getto la spugna e vado a scuola solo con la penna. Altro che borsa con libri, carte, computer e altre tecnologie, proiettore personale tenuto a scuola ecc. VADO CON LA PENNA, e mi ricostruisco una vita privata che ho di fatto cancellato. E devono sapere che i tagli li fanno sull'educazione e sulla cultura, perché la qualità dell'istruzione subirebbe un tracollo. Chi ci rimette è l'Italia. Ma questi se ne fregano della qualità, mandano i figli alle scuole per ricchi. Non possono pensare che potrei fare ciò che faccio ora, al limite delle mie possibilità lo farei in altre due classi e minimo una scuola in più. Si arriva al troppo pieno e scarico tutto. Mi pre-pensiono a stipendio pieno! Vedo che effetto fa andare a scuola con la penna come tanti fanno già con lo stesso mio stipendio.

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  3. Grazie a te, Tobina!
    Mi rendo conto che chi non vive la situazione dell'insegnante "dal di dentro" non può essere portato a capirci, perché vede solo apparenti privilegi!
    Buon tutto!

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  4. Come hai fatto a descrivere così bene la mia casa, i miei rapporti familiari, i miei pomeriggi? Ci conosciamo?

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    1. Da una vita, senza saperlo!!!
      _____
      Avevo sbagliato nel postare commenti paralleli anziché subordinati nella furia del momento! Ora li sto rivedendo rivedo tutti..

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  5. Siamo in tanti a pensarla così: http://nonvolevofarelaprof.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/10/12/lettera-molto-seria-di-una-insegnante-al-ministro-profumo/

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    1. Grazie!
      ___
      Avevo sbagliato nel postare commenti paralleli anziché subordinati nella furia del momento! Ora li sto rivedendo rivedo tutti.

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  7. Grazie per aver saputo esprimere così bene la situazione di molti :-)

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  8. Assolutamente d'accordo su tutto. Aggiungo solo che purtroppo c'è chi queste ore a casa non le fa, perché averle colpevolmente comprese nella funzione docente è stata una delle miopie della scuola italiana. E che questa proposta va a colpire non già chi lavora e sa che a casa deve lavorare per la scuola, tante ora, ma chi a casa non fa un tubo. E continuerà a non farlo anche così, sia chiaro.

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    1. Scusami, ti avevo risposto qualche ora fa in un messaggio parallelo anziché subordinato a questo!

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    2. Certo, esistono insegnanti che s'impegnano poco ma per fortuna non sono la maggioranza. Per quanto mi riguarda, in quasi 30 anni d'insegnamento ne ho incontrati assai pochi. Quindi non rappresentano la nostra categoria (e poi, di gente scansafatiche ce n'è in tutti i settori). Detto questo, incontro ogni giorno colleghe e colleghi che credono molto nel proprio lavoro, senza risparmio di tempo nè di risorse, con enormi sacrifici che ricadono sempre sulla vita privata e sulla famiglia. Certo, questi provvedimenti premieranno come sempre chi non s'impegna. Ma questa temo che sia la volontà del legislatore: lasciare la scuola pubblica al proprio destino. Una volontà che noi cercheremo di modificare a tutti i costi e soprattutto cercando di avere più fiducia in noi stessi e nella nostra già tanto bistrattata categoria.

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  9. Grazie, forse di queste lettere ne dovrebbero partire tante e non fermarsi dentro ai blog. La nostra categoria sarà capace di reagire, almeno questa volta? Io non mi sono ancora ripresa dalla notizia e temo di doverti smentire: l'ipotesi non è solo ventilata!
    Mi concedi uno sfogo personale sul tuo blog?
    Io insegno scienze alle superiori...ho perso il posto nella MIA scuola, l'istituto agrario, perché con i tagli gelmini si è deciso in modo particolare che le scienze non servono (ma non siamo il paese più ignorante proprio nelle discipline scientifiche?). Adesso in tutti gli istituti tecnici si fanno 2 ore in prima e 2 in seconda. Tutti uguale, da ragioneria a agraria!! Quindi ho salutato i miei ragazzi (quelli che seguivano le lezioni di scienze con una luce che i miei colleghi invidiavano, perché dopotutto se avevano scelto quella scuola era per le materie come la mia) e quest'anno ho le mie belle 9 classi in un altro tecnico. NOVE! circa 220 ragazzi. E io, che a questo punto dell'anno avevo dato un nome a tutti i volti, quest'anno non ne conosco nessuno (una qualità relazionale incredibile) e ho un apposito quaderno per segnare cosa dico in ogni classe! Del resto ho 7 prime...7 volte la stessa cosa(una qualità didattica sopraffina)! Io, che penso di non aver mai ripetuto le lezioni in modo uguale da quando insegno!
    Quindi adesso l'ipotesi può essere 12 classi?!!
    Eppure il nostro lavoro "vale" 36 ore: ho appena partecipato a un bando per tutor di TFA dove mi esoneravano 9 ore dall'insegnamento ma ne dovevo restituire 18!!
    Scusate questo sfogo...ne avevo bisogno!
    E grazie anna rita, le mie bambine forse si consoleranno a sapere che altre mamme sono molto meglio fuori casa che dentro!

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    1. Questa delle scienze negli istituti tecnici non la sapevo e mi ha sconvolto. Da perito agrario, quasi mi verrebbe da ridere pensare a tutte quelle ore "risparmiate" che andranno a rubare, negli anni successivi, gran parte delle ore dedicate alle materie sì tecniche, ma che nelle scienze naturali sono profondamente - scusate il gioco di parole - radicate...

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    2. Anch'io continuo a pensare a COME farci sentire, perchè questa NON POSSIAMO E NON DOBBIAMO MANDARLA GIU'!!! peccato che gli scioperi e le manifestazioni fatti fin'ora non siano serviti a nulla... bisogna inventarsi qualcos'altro! Idee??
      P.S: io di figli ne ho 4, ma potete stare sicure che se davvero le ore diventeranno 24 mi limiterò anch'io a fare il minimo indispensabile. faccio il mio lavoro con passione, ma anche avere una famiglia è stata una scelta consapevole...

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    3. OT sulle maternità
      Tobina... 4 figli, complimentoni!
      Io ne ho avuto uno solo alla venerabile età di 37 anni: rimandavo (come rimando altre cose quali un intervento al ginocchio) di anno in anno per non lasciare le classi... ma si può essere così tonti?

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  10. Giustissimo, La Povna! È una delle cose che ho omesso di scrivere, ma effettivamente c'è chi fa quel tot minimo di ore e scappa.

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  11. Elena, grazie per il tuo significativo commento! la tua situazione è allucinante, mi dispiace molto. Sì, purtroppo ormai non è soltanto ventilata, perché intanto è finalmente stato reso noto il testo della famigerata bozza del Patto di Stabilità.
    Poveri i nostri figli. I figli degli insegnanti vengono sempre dopo gli alunni, dal punto di vista educativo. Mi spiace dirlo, ma l'ho vissuto come figlia e come mamma.

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  12. Ho condiviso anche sul mio blog, dobbiamo farci sentire, stavolta dobbiamo alzare la voce uniti!

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  13. Condivido pienamente e penso che solo qualcuno che a scuola non ha mai vissuto possa fare delle riforme annunciate via tv o radio senza mai averne parlato con chi la scuola la fa vivere.
    Costantino

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  14. Brava Annarita, hai espresso egregiamente la condizione di molti di noi, checchè se ne dica che i prof nn fanno nulla ... 'solo 18 ore alla settimana' ... :(

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    1. Ciao Luisa, grazie! So per conoscenza diretta quante ore notturne tu dedichi disinteressatamente alla scuola. Un abbraccione.

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  15. Grazie, Annarita, per aver saputo esprimere con parole allo stesso tempo pacate e risentite quello che tutti noi insegnanti abbiamo pensato, leggendo le nuove misure di risparmio che si stanno meditando (tramando? ;) contro la scuola.
    Le 18 ore di lezione al mattino sono solo la punta dell'iceberg di tutto il lavoro che ogni insegnante responsabile e onesto fa nell'arco della giornata.
    E quando neppure le ore pomeridiane sono sufficienti, si lavora anche di notte...

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    1. Grazie a te, M. Antonella, per la risposta. Buona fortuna a noi!

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  16. Cara Annarita, hai toccato a fondo il problema della nostra categoria: il lavoro sommerso a casa e con attrezzature e materiali acquistati a nostre spese. Un lavoro immane, inquantificabile sia per il tempo dedicatogli sia per le risorse acquistate da noi, senza alcun rimborso.
    Detto questo, credo che oggi, più che mai, sia necessario che questo lavoro venga svolto INTERAMENTE A SCUOLA. Non esiste alcun dipendente pubblico o privato che lavori con mezzi personali. Perchè dovremmo continuare a farlo noi? Viviamo nella società dell'apparenza, in cui la gente non crede se non vede con i propri occhi. Considerando anche che la professione insegnante viene svolta prevalentemente da individui di sesso femminile, vien da sè che in tanti (in troppi, purtroppo) pensino che siamo delle lavoratrici part time. Sappiamo che questo non è vero, ovviamente, che la professione docente è assai delicata, particolare e coinvolge ogni momento della giornata (soprattutto se festiva). E allora rivolgo a te e a chi legge la seguente proposta: perchè non chiedere allo Stato che ci metta a disposizione spazi, attrezzature, risorse affinchè possiamo svolgere il nostro lavoro a scuola? Lo so, può sembrare un'utopia viste le condizioni fatiscenti degli istituti scolastici e i continui tagli ai finanziamenti destinati all'istruzione. Ma non credo esista un altro modo per renderci meno invisibili. Il lavoro non deve più essere sommerso ma svolto nel proprio ufficio come per qualsiasi altro professionista. Il riconoscimento della nostra professione deve passare attraverso la disponibilità di strutture, risorse, strumenti adeguati che dovremo chiedere - anzi pretendere - con fermezza e in modo unitario (ossia, senza distinguerci tra docenti di grado scolastico diverso). Solo così avremo la possibilità di esser RISPETTATI e non considerati (ahimè!) i soliti cialtroni-privilegiati ("3 mesi di ferie all'anno"!!!) che però si lamentano sempre.

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  17. Grazie, Marina! Io stessa adesso sono in piena ora buca; sono tornata a casa, ho pranzato (alle 11,30!) sulla tastiera mentre pubblicavo una circolare nel sito web della scuola. Ribadisco: dateci un ufficio ;-).
    Grazie per il tuo significativo contributo al quadro della situazione. Un abbraccio

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  18. Innanzi tutto mi presento: il mio nome è Stefano Stronati, ho quarantasei anni, sono un assistente tecnico, oggi in servizio presso il Liceo Scientifico "Ignazio Vian" di Bracciano. Adesso comincia la rissa. Dalla mia posizione privilegiata, e cioè vicina ma separata dal corpo docente, ho potuto osservare questo mondo strano per vent'anni; e sono giunto a una conclusione totalmente controcorrente rispetto all'idea che avevo all'inizio della mia carriera. La colpa, e voglio proprio usare la parola "colpa", è vostra. Ben vi sta.
    Ho fatto sindacato per quindici anni nel mondo della scuola - superiore, nel mio caso: sindacalismo indipendente, combattivo, risoluto. Ho trovate solo accidia, rassegnazione, lamentela fine a sé stessa - fatte salve le solite, rare, onnipresenti eccezioni. Oggi, chiuso nella cella mentale in cima al mio eremo psicologico, rivedo le mie esperienze nei pochissimi colleghi di buona volontà appena assunti, i quali partono con la medesima carica, speranza, disposizione che profusi all'epoca, ma scoprono molto prima di quanto io abbia fatto quale razza di "muro di gomma" (citazione di una cara ragazza, tanto intelligente quanto buona d'animo) costituisca l'essenza dell'autonominata casta sacerdotale del personale docente. Una per tutte, alle manifestazioni sono più gli studenti dei docenti: solo per questo ci dovremmo scusare con loro, e ringraziarli; e fare un piccolo esame di coscienza.
    Ho preconizzata la situazione attuale già vent'anni fa, quando il D.L.vo n. 29 del 3 febbraio 1993 annunciò in pompa magna la "Razionalizzazione della organizzazione delle Amministrazioni pubbliche e revisione della disciplina in materia di pubblico impiego": colleghi, amici, professori, come volete essere chiamati? guardate che, tradotta dal politichese, questa roboante prosopopea è l'anticamera del licenziamento per i dipendenti pubblici. Dopo quindici anni di riunioni - snobbate, assemblee - deserte, spiegazioni - perdute, ho gettata la spugna: con questa debolezza di volontà siamo destinati al cassonetto. Eccoci arrivati alla penultima fermata: l'ultima sarà la trasformazione dell'istituzione Scuola in un mero servizio al pubblico. Volete un'altra profezia, tanto facile quanto ripugnante? I clienti-studenti potranno acquistare pacchetti separati di lezioni, studiare la materia che lor piace ed evitare la più difficile, la più noiosa, la meno utile: a cominciare dalla bestia nera, la Matematica. Il Liceo diventerà come la pizzeria: mi dia un pezzo con i funghi, vorrei un corso di disegno - disegno tecnico? hai fatta geometria? - che cosa ha capito, io voglio fare i fumetti. Vedrete, ci sarà sempre un docente disponibile a vendere un'altra fettina di dignità.
    Che delusione, che dolore, che rabbia ripercorrere la mia esperienza. Quale immenso dispiacere verificare quale razza di miserabile situazione si sia venuta a creare col tempo nella scuola, e come sia potuto accadere. Litigate furibonde in Collegio dei Docenti per ottenere il sabato libero; pronazioni e prostituzioni d'ogni sorta, pur di accaparrare qualche spicciolo in più del collega; capolavori di fantasia comica trasformati in progetti, o peggio in viaggi d'istruzione, per identificare i quali ultimi gli studenti usano da anni il più appropriato termine "gita"; pedonaglie di adolescenti abbandonati allo stato brado perché "è sonata" - sì, al chiaro di luna: come se l'educazione, il rispetto, l'igiene valessero solo durante quei sessanta minuti, ben che vada. Soprattutto, quantitativi sterminati di fotocopie, per dimostrare di aver "prodotte" lezioni. Quando esposi l'idea di creare un "prodotto" nostro, plurimateria e multimediale, sotto l'egida dell'Istituto, fui guardato come se avessi proposta la riesumazione del corpo di Napoleone. Quante volte ho ripensato ai poveri Saguntini, che disperatamente tentarono di tenere la posizione, convinti che prima o poi le armate romane sarebbero arrivate.

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    1. Ciao, grazie per i 3 lunghi e appassionati commenti. In questo, concordo su molto ma non su tutto. Per esempio non accetto <> in quanto mi ritengo una delle eccezioni alla regola da te avversata. Buone cose.

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    2. Be', considera che ho parlato contro una categoria: e così come non tutte le donne, non tutti gli uomini, non tutti gl'italiani, non tutti i cattolici... sono uguali tra loro - ancorché, quando parliamo dei gruppi ideologici, una certa somiglianza di comportamento tra i membri c'è; alla stessa maniera, non tutti i docenti sono uguali tra loro. È vero, ho trascritta una provocazione; in effetti è molto lunga, ma perché sento con particolare dolore la questione scolastica. Qualcuno disse che «fatta l'Italia, dobbiamo fare gl'Italiani», e questa "creazione" sarebbe dovuta passare attraverso la scuola; qualcun altro, più direttamente, disse che «la sconfitta della mafia passa attraverso la scuola»: sappiamo com'è andata a finire in ambedue i casi. Annotazione: chi volesse ricevere tutto il papiro, mi scriva qui: s.stronati@tiscali.it . Post scriptum: se volessi riscrivere la tua contestazione, perché il testo trascritto tra i simboli <> è interpretato dal sistema come un comando HTML, e quindi scompare alla visione.

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    3. Caro collega, alla storia dei tag html ero arrivata pure io - mi sottovaluti tecnologicamente - ma editare era impossibile e non avevo tempo materiale per stare a cancellare e riscrivere commenti, va bene dunque così: questo è un blog volontario e non deve diventare come un lavoro ;). Non ho pubblicato gli altri due interessanti commenti perché facevano nomi e cognomi. Buone cose.

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